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Estratto dal bollettino parrocchiale "Eco di Breno"

A metà degli anni sessanta l'Amministrazione dell'Ospedale comunicava al Comune di Breno la decisione di chiudere la Casa di Riposo inserita all'interno del nosocomio stesso. Invitava quindi il Sindaco a provvedere alla sistemazione degli anziani che, vennero così ospitati in altre strutture valligiane.

(...) Nel luglio 1977, si dava inizio alla protesta occupando l'Ospedale. L'occupazione durò cinque giorni e cinque notti con crescente consenso non solo da Breno, anche Niardo, Losine, Braone, Cividate Camuno e Malegno aderirono alla contestazione. Danilo Tamagnini, corrispondente del "Gazzettino Padano", via radio, informava giornalmente l'evolversi della situazione.
Furono le oltre 900 firme solidali raccolte durante l'occupazione che incoraggiarono a creare una associazione finalizzata alla costruenda Casa di Riposo.

Nacque nel luglio 1977 il "Comitato Cittadino", una squadra di generosi volontari, giovani ed anziani pensionati. Sotto il sole o la pioggia, al freddo o al caldo su un vecchio camioncino e con spirito di servizio si prodigarono alla raccolta del ferro, vetro, stracci e carta ed ogni anno al ferragosto brenese venivano organizzate la pesca e la lotteria. Al momento giusto (1983) il Comitato Cittadino mise a disposizione 400 milioni (di allora).
Giunse anche il riconoscimento bresciano: l'Associazione venne insignita del "Premio della bontà Bulloni - Città di Brescia" per l'anno 1981.
La "Casa" era pronta ed il primo luglio 1983 aprì i battenti. Un pulmino si recò a Bienno, Berzo Inferiore, Esine e Piancogno a prelevare gli ospiti Brenesi. Alle ore 16,00 dello stesso giorno la rinata Casa di Riposo "Coniugi Celeri" accoglieva gli anziani "emigrati del 1964".

I primi tempi non furono facili: la mancanza di esperienza alberghiera e la gestione sanitaria degli anziani crearono alcune difficoltà. Superati i primi mesi, con l'aiuto del Comitato, la gestione trovò il giusto equilibrio che consentì l'aumento del numero degli ospiti.
Venne un'ispezione da parte della Regione e la valutazione della struttura fu "bella come poche".